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La Luna ha ispirato sempre artisti e poeti, il primo nella letteratura fu San Francesco nel 1224 quando  “Luna” appare per la prima volta nello straordinario e evangelico  Cantico delle creature di San Francesco: “Laudato sì, mì signore per sora Luna e le stelle; …” e pensiamo alla straordinaria liriche di Giacomo LeOpardi  “O graziosa luna, io mi rammento/  Che, or volge l’anno, sovra questo colle/ Io venia pien d’angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva/Siccome or fai, che tutta la rischiari”. Oppure  al Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?/Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli? /Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga di mirar queste valli?”. 

O ai notturni di Chopin nella musica o alle arti figurative con i dipinti come il Guercino, nel suo “Endimione” con una mezza Luna straordinaria e la presenza del cannocchiale appoggiato sulle ginocchia del giovane, il quale il mito lo tramanda anche con un astronomo, di un cannocchiale con forma e dimensioni di quelli “galileiani”. Secondo una recente interpretazione riportata dal sito Finestre sull’arte: dello studioso Pierluigi Carofano, l’opera potrebbe essere di committenza medicea e potrebbe configurarsi come un tentativo, da parte dei Medici, di riabilitare la memoria dello scienziato dopo la censura ecclesiastica”Poi ad esempio Donato Creti, Osservazioni astronomiche. Luna del 1711 o l’onirico talento di  Caspar David Friedrich, con Due uomini che contemplano la luna (1819-1820) che raffigura due uomini in uno dei più romantici paesaggi tra notte e alba della storia dell’arte.  Il nostro satellite di argento continua ancora ad ispirare l’arte, o meglio ora la ospita. Per la precisione le  opere non sono sulla Luna ma sulla Stazione Spaziale Internazionale si potrebbe dire che nel futuro lo far, anche infatti il 19 febbraio 2022 64 opere d’arte sono partite con il cargo spaziale Cygnus, attivo per la missione di rifornimento della Nasa Cygnus NG-17,.Ognuna di esse è ospitata in uno spazio cubico di un centimetro per un centimetro per un centimetro di altezza: uno stratagemma necessario, considerato che ogni chilo portato nello spazio su questa navicella costa poco meno di 90mila dollari. Si tratta della Moon Gallery, la prima galleria d’arte spaziale, un progetto ambizioso e affascinante che ha coinvolto artisti da tutto il mondo: sessantaquattro piccolissimi lavori, non più grandi di un centimetro cubo, a cui se ne aggiunge uno in realtà aumentata. Dopo l’approdo su Iss, grazie alla missione Cygnus Ng-17, il progetto artistico/scientifico punterà alla Luna, dove arriveranno un centinaio di piccolissime opere, probabilmente nel 2025, per costituire una installazione permanente.   Come spiega https://ilbolive.unipd.it la Moon  Gallery ha anche uno scopo scientifico: è installata all’interno di un laboratorio miniaturizzato, NanoracksNanolab, in cui le opere diventano bersagli mobili per osservazioni e test delle prestazioni della fotocamera. La galleria offre una vasta gamma di materiali (carta, acqua, germogli, metalli) e condizioni che la fotocamera può rilevare. In questo modo anche gli artisti potranno ottenere informazioni sulle trasformazioni e valutare le performance delle loro opere in microgravità.  Tra questi artisti dei 5 continenti c’è un anche un giovanissimo talento lucano nato il 6 aprile 1993, si tratta di Gabriele Lorusso, della ridente contrada Torretta di Avigliano e artista anche dalle esperienze internazionali. Anzi oramai interplanetarie. Di questa affascinante esperienza ne parliamo con lui.

Allora chi diede il via alla missione Apollo 11 il 16 luglio 1969 che portò il primo uomo sulla Luna, fu un grande ingegnere di origine lucana Rocco Petrone, ora nel 2022 sulla Luna arriva l’opera di un giovane artista lucano.. Giusto?

Sì ti posso dare conferma su quest’ultimo punto, anche se ancora non sono arrivato alla Luna, mi piace considerarmi sia un designer che un artista in un certo senso, perché tendo ad approcciare anche contenuti più artistici con la mentalità da designer.

Gabriele, parliamo di te, dei tuoi studi nel solco dell’arte. Hai frequentato l’allora Istituto d’arte a Potenza, ora Liceo Artistico  “Gropius“. Parlaci di questa tua prima esperienza.

Devo dire che penso di essere stato fortunato nella mia esperienza presso l’ISA di Potenza, perché i professori che ho avuto nello specifico e i miei stessi compagni di corso mi hanno permesso di apprendere molto, e di gettare le basi di quelle nozioni che poi mi sono state molto utili soprattutto nella mia prima esperienza Universitaria. Probabilmente la nuova struttura come liceo ha aggiunto punti che secondo me erano necessari, come l’insegnamento della lingua inglese e della filosofia, e spero che non si sia perso anche il focus sulle attività pratiche, per mantenere un giusto equilibrio tra il pratico e il teorico, e fare fede al nome che adesso porta questo Liceo. Sono ancora in contatto con i miei ex compagni di corso, e mi è capitato di incontrare anche alcuni dei miei ex professori negli anni.

 Poi una laurea in Design al prestigioso Politecnico di Milano. Non da poco.

Sì poi ho deciso di spostarmi a Milano per frequentare il Politecnico e studiare Design del prodotto industriale, e miei genitori mi hanno subito sostenuto in questo. Anche qui mi ritengo molto fortunato per le esperienze che ho fatto e le cose che ho appreso. E come detto in precedenza anche la mia esperienza alle superiori mi è tornata molto utile, soprattutto la mia praticità con i concetti fondamentali del disegno e della progettazione, che poi ho ovviamente ampliato presso il Politecnico

 

Ma Gabriele, non ti sei fermato qui. Poi Passo la Manica e approdi sulle rive del Tamigi. Giusto?

Esatto, è stato un cambio di rotta deciso soprattutto per espandere i miei orizzonti, perché, sia per il tipo di corso che ho frequentato, sia per la metodologia di insegnamento anglosassone, ho potuto esplorare un mondo completamente nuovo, un modo più svincolato di intendere l’arte e il design. A Londra ho studiato alla Central Saint Martins, frequentando un MA (Master of Arts) chiamato Material Futures. Potrei andare avanti per un bel po’ a parlare delle differenze tra i due mondi, ma sintetizzo dicendo che questo saltoè stato fondamentale per liberarmi da alcuni vincoli mentali riguardo a cosa potevo o non potevo considerare di fare.

Di noi aviglianesi dicono che siamo ovunque, ma un aviglianese sulla Luna, però era inimmaginabile. Hai fatto come Cyrano De Bergerac nel “L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna “. Un viaggio artistico. Parlaci di questa insolita e straordinaria esperienza.

Anche se sulla Luna non ci siamo ancora arrivati l’obiettivo della Moon gallery è quello, appena ci sarà una nuova missione che porterà esseri umani sul nostro satellite (non dimentichiamoci che l’uomo ha messo piede sulla Luna l’ultima volta nel 1972).Il progetto Moon gallery è stato iniziato ufficialmente nel 2018 da Anna Sitnikova e ElizavetaGlukhova, e che ancora oggi ne sono le principali curatrici, anche se ora fanno parte di una fondazione culturale con lo stesso nome. Io sono venuto a contatto con il progetto durante il Fuori salone 2019 a Milano, avevo già lasciato la città per andare in Inghilterra, però sono tornato per esporre sprazzi del mio progetto di tesi insieme ai miei colleghi dell’Università. Il caso ha voluto che fossimo nello stesso spazio espositivo della Moon gallery. Da quel momento ho iniziato a seguirli e alla prima Open Call per nuovi artisti, nello stesso anno,ho risposto e sono stato accettato come parte di questa grande “famiglia artistica”. Il mio progetto “The twomarbles” era in risposta al tema del benessere di possibili future colonie sulla Luna, ed ho deciso di affrontarlo dal punto di vista del benessere mentale di tutte le persone coinvolte in una possibile migrazione.

Le opere della galleria dovevano stare in un cubo 1x1x1cm, e quindi, ispirandomi alla famosa foto della Terra che si chiama “the blue marble”, ho deciso di proporre queste due biglie, due oggetti simbolici, uno che rappresenti la terra e che è destinato ad andare sulla Luna e l’altro che rappresenti la Luna e che è destinato a restare sulla Terra. La loro “funzione” è quella di non far dimenticare a possibili coloni lunari, o comunque a persone che spenderanno lì molto tempo, dell’esistenza di altri esseri umani sulla terra, e viceversa, per mantenere questa connessione tra di noi come specie, ed evitare che si crei un divario del tipo “noi e loro”. In un certo senso è come quando gli emigranti italiani si portavano un pezzo di Italia con loro (una bandiera o un altro oggetto simbolico), per non dimenticare chi o cosa lasciavano. Credo molto nel potere degli oggetti di andare oltre il loro essere semplici “cose”, e la storia ci ha dimostrato già che questo è il caso.
Le due biglie fisiche sono state create da un maestro vetraio che si chiama Jochen Holz, che è stato tanto gentile da supportarmi in questa occasione. Il materiale è stato scelto non solo per via del rimando alla blue marble (biglia blu), ma anche perché la sabbia lunare è ricca di silicio e quindi in un futuro mi piacerebbe creare la biglia rappresentante la luna con del materiale proveniente da lì (ad oggi è stato usato un vetro di un vecchio iPhone 4, molto simile per composizione a quello che si potrebbe ottenere da materiali lunari), per avere un riscontro più tangibile e diretto, dato che ancora oggi ci sono persone che non credono nell’allunaggio.

Come dicevo all’inizio il primo step verso la creazione di una galleria sulla Luna è stato fatto, mandando il 19 Febbraio di quest’anno una versione ridotta sulla Stazione Spaziale Orbitante (ISS) tramite un cargo dell’azienda Nanoracks, e dopo diversi mesi di Fundrasing da parte della Moon gallery Foundation per appunto sostenere le spese di spedizioni più alte che abbia mai visto. In futuro l’obbiettivo è quello di associarsi con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) con cui già la collaborazione è stretta, e mandare la galleria sulla Luna.Nel frattempo oltre a questo primo passo la fondazione continuerà ad organizzare eventi per promuovere l’iniziativa, quindi consigli di seguirli sui canali social per rimanere sempre aggiornati a riguardo.

Gabriele,  invece adesso cosa fati e quali sono i tuoi progetti futuri?

Un lavoro di design di Gabriele Lorusso

Adesso, per via soprattutto degli ultimi tumultuosi due anni, mi sono trovato a lavorare soprattutto da freelancer nel modo del 3D, la produzione di contenuti digitali è sempre più richiesta ed ho potuto lavorare a distanza. Per il futuro sto pensando di tornare a Milano, dove ho più contatti nel mondo del design, e continuare a lavorare sia con il fisico che con il digitale, a vivere all’intersezione tra le due cose, che trovo molto stimolante, sia come pratica indipendente che per terzi. Vedremo le opportunità che si presenteranno.Non mi dispiacerebbe, in un futuro, svolgere anche più attività sul territorio lucano, perché c’è ancora parecchio di inesplorato, e complimenti a chi già adesso cerca di creare qualcosa qui, di farsi carico di questo compito.

Leonardo Pisani