“Sono cresciuta tra i contadini, nelle campagne vicino Cremona, libera, tra molti affetti e necessità concrete. E proprio lì, ben piantate nella terra, ci sono le mie radici”, raccontava Carla Fracci ma riusciva a volare e far volare gli animi con la sua danza. Montale la definì “Eterna fanciulla danzante”, il New York Times la definì prima ballerina assoluta; per la nostra generazione della paleo televisione, di quella Tv in bianco e nero di un solo canale nazionale, poi due, in quella antica televisione senza grida e urla, spesso un po’ moralista e a volte bigotta ma piena di garbo e classe, Carla Fracci era una diva, era la grande ballerina che aveva portato la danza classica nella case degli italiani di qualunque estrazione sociale, istruito oppure no e di qualunque latitudine ed era amata. Solo lei con la sua grazia e la sua estrazione popolare potenza farlo. Figlia di un ex alpino in Russia e tranviere e di una operaia disse: “Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d’élite, relegato alle scatole d’oro dei teatri d’opera. E anche quand’ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio… Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato”. Solo lei cresciuta con la nonna materna nelle campagne cremonesi, aspettando il padre che doveva ritornare dalla disfatta russa, che finisse la guerra e i bombardamenti nella sua Milano, Carolina Fracci divenne ballerina per caso, grazie alla insistenza di amici di famiglia e divenne una immensa artista grazie alla sua determinazione, ai sacrifici che fece, a quel carattere forgiato da una educazione sobria e che conosceva la voglia di vivere e di divertirsi del dopo guerra ma nel solco di una sobrietà del proletariato meneghino. Di Carla Fracci,  (Milano, 20 agosto 1936 – Milano, 27 maggio 2021) possiamo dire tutto ma bastano le parole di un altro mito del ‘900 Sir Charles Spencer Chaplin che dopo aver ammirato un suo spettacolo le disse solo “You are wonderful..Lei è meravigliosa” e di Carolina Fracci potremmo scrivere una intera Treccani ma bastano i versi di un altro mito della cultura Italiana, Eugenio Montale nella lirica “la Danzatrice stanca” nella raccolta “Diario del 71 e del 72”

Torna a fiorir la rosa
che pur dianzi languia… 

Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa. 
E quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
Ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
È questo il solo fiore che rimane
con qualche merto d’un tuo Dulcamara.
A te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga. Basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
a meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.

Un anno fa ci lasciò una grande donna, una grande artista, una grande italiana e le studentesse e gli studenti del Gropius la ricorderanno degnamente.  Lo spettacolo si divide in due parti, per le rispettive sezioni di danza classica e danza  contemporanea. Come disse Serge Lifar “C’è tra la danza classica e la scultura antica una correlazione così stretta che si può affermare che la scultura fissa diversi momenti danzati”. Poi anche un altro anniversario, sono è anche il bicentenario dalla morte del «il nuovo Fidia», infatti la prima parte dello spettacolo, per la sezione Danza Classica, sarà dedicata al Celeberrimo scultore Italiano Antonio Canova nato a Possagno, nel trevigiano, il 1º novembre 1757 e morto 200 anni fa a  Venezia, il  13 ottobre 1822, lo straordinario scultore che fece della danza uno dei suoi temi privilegiati. Numerose infatti sono le statue, i rilievi, i disegni, le tempere che esibiscono una notevole varietà di movimenti e pose di ballo. E sulla scena vedremo proprio questo, gli studenti e le studentesse delle classi I, II, III e V del Liceo Coreutico “W. Gropius”, impersonificare le opere di Canova che, graziosamente, sulle celebri musiche di Mozart, prenderanno vita rendendo il palcoscenico un quadro vivente. I costumi, realizzati dalla sartoria “Dance On The Road” di Rita Parabita, si ispirano ai disegni dello stesso autore. Le coreografie recano la firma della Prof.ssa Antonietta Buccolieri (per le classi I, III e V) e della Prof.ssa Lucia Pirozzi (per la classe II).  Alla graziosità della prima parte si contrapporrà la grinta e l’energia della parte di danza contemporanea. Il tema del saggio 2021/22 si muove intorno al tema della donna, con l’intento di valorizzare alcune figure femminili assurte nel corso della storia e rango di vere e proprie icone.  6 le protagoniste, come 6 sono le studentesse della classe V che sono oramai prossime al diploma.  L’ attenzione si è concentrata su alcune donne, scelte tra quelle più famose e importanti, che con il loro lavoro e la loro creatività hanno cambiato il corso della storia ed hanno contribuito alla evoluzione della società. Le coreografie sono della prof.ssa Luana D’anzi.

Per quanto riguarda la parte di Danza Contemporanea va a bene la parte introduttiva che hai fatto, bisognerebbe però apportare solo le seguenti correzioni/integrazioni:
La Regia Musicale, a cura del prof. Salvatore Mirenda, docente di tecnologie musicali del Liceo Walter Gropius, è  stata pensata come un filo conduttore che lega le Icone Femminili del nostro tempo partendo dalla  musica di Repertorio, con uno sguardo a quella moderna per enfatizzare le figure protagoniste dell’ intero percorso Coreografico suddiviso in 6 quadri. Il suo lavoro è  stato coadiuvato dai suoi studenti i quali hanno contribuito per la parte compositiva( Marco Torsiello ,Annadele Blasi e Alessio Vignola), per quella esecutiva (Miriana Basileo, Marianna Fezzuoglio) e tecnica (Vincenzo Albini e Thomas Dragonetti). Il traid d’union con la regia musicale, per quanto concerne la Regia generale, è stato realizzato con testi, scene e proiezioni audiovisive a cura dei proff. Ludovica Lo Giudice e Dino Santoro docenti dell’indirizzo  audiovisivo del Liceo artistico Walter Gropius, coadiuvati dal preziosissimo contributo dei loro studenti: Claps Shabnam, Bertini Patrick, D’Onofrio Alisia  Nigro Claudia, Bruno Anna, Pietrapertosa Giulia.